Norme redazionali per l’invio di SAGGI

Vuoi vedere il tuo saggio pubblicato? Inviare il proprio lavoro a FFF è facilissimo ma tuttavia è necessario precisare alcune linee guida per inviarci correttamente il tuo materiale.

In questo articolo, ti illustreremo le norme redazionali di base per inviare il tuo lavoro e partecipare al progetto FFF.

Ci teniamo a premettere che non verranno prese in considerazione le proposte inviate per posta in formato cartaceo.

Norme per l’invio del materiale:

Non inviare materiali tramite wetransfer o simili.

Il saggio dovrà essere in formato .doc o .docx.

Invia nella stessa mail una biografia di min 400 caratteri spazi inclusi e max 650, rigorosamente scritta in terza persona.

Ti consigliamo di scrivere, in un file a parte, le vostre precedenti pubblicazioni (se presenti) e altre indicazioni che reputate importanti, ma che non hai inserito nella biografia.

Ti suggeriamo, inoltre, di indicare, se lo avete, il tuo sito internet o il tuo blog.

È necessario inviare un abstract che illustri e spieghi il tuo saggio. Ti consigliamo di curarlo al meglio, perché oltre ad essere letto dalla nostra redazione, verrà usato come anteprima dell’opera. La lunghezza min è di 3.500 caratteri e la max di 8.000, spazi inclusi.

Tutti i documenti richiesti andranno allegati in un’unica mail, di grandezza non superiore a 20 MB.

Norme per la stesura del testo:

Per la composizione del corpo principale del saggio si dovrà usare il carattere Times New Roman corpo 12 (interlinea singola), corpo 10 per le note e corpo 11 per le citazioni all’interno del testo, nello specifico si userà il corpo minore, omettendo le virgolette di apertura e di chiusura («») mentre per le citazioni che superano le quattro-cinque righe, o per quelle a cui si attribuisca una particolare rilevanza, nonché, in generale, per i brani poetici. 

Il brano riportato in corpo minore sarà sempre spaziato di 1 riga sopra e 1 riga sotto e inizierà a capoverso. 

Si utilizzeranno gli apici semplici (‘’), non i doppi apici, per le parole che, all’interno delle virgolette basse, richiederebbero l’uso delle stesse virgolette basse.

Si raccomanda inoltre di non lasciare spazi prima della punteggiatura, né dopo l’apertura o prima della chiusura di parentesi o virgolette, di non chiudere i richiami di nota fra parentesi e digitarli ad esponente, nel corpo principale del testo non bisogna interporre spazio tra la parola e l’esponente di nota ad essa relativo, nelle note, invece, l’esponente va staccato dal testo della nota.

È necessario inoltre lasciare che il testo si giustifichi automaticamente, per centrare o spaziare testi e per il rientro dei capoversi, non utilizzare spazi mobili o tabulazioni, ma usare le risorse del programma di scrittura.

Bisogna inoltre distinguere sempre il trattino congiuntivo (es. mine anti-carro), corto, senza spazi prima e dopo, dal trattino disgiuntivo (lungo), da utilizzare per gli incisi (spaziato prima e dopo) e per le elencazioni.

Si raccomanda di non usare all’interno del testo sottolineature (underlined) o grassetto (bold).

Illustrazioni:

Nel caso in cui tu voglia fornirci anche delle illustrazioni, le immagini dovranno o essere numerate e complete di didascalie e di tutte le indicazioni necessarie per la pubblicazione.

La redazione pubblica esclusivamente foto libere da diritti d’autore o fornite di autorizzazione alla riproduzione.

Nel caso di autorizzazioni da richiedere, sarà l’autore che si impegnerà personalmente a richiedere le autorizzazioni per l’utilizzo delle illustrazioni.

Le immagini vanno fornite esclusivamente in formato JPG (risoluzione 300 dpi).

È cura dell’autore indicare la posizione delle suddette.

USO DEL CORSIVO:

Si utilizzerà il corsivo nei seguenti casi:

  • Parole e brevi periodi ai quali si vuole dare particolare rilievo. L’uso del corsivo in questo caso dovrà essere ridotto al minimo indispensabile.
  • Titoli di libri e di opere d’ogni genere (musicali, teatrali, d’arte figurativa, ecc.).
  • Titoli di capitoli, saggi o articoli compresi in opere miscellanee o collettanee oppure in riviste o giornali, titoli delle voci di enciclopedia o dizionario.
  • Parole o brevi espressioni in lingua straniera, che seguiranno in questo caso le flessioni proprie della lingua originale.

USO DELLE VIRGOLETTE BASSE («»):

Si userà il carattere tondo tra virgolette basse quando si presentano i seguenti casi:

  • Brani citati che non occupino più di poche che righe. Gli interventi dell’autore all’interno del brano citato (integrazioni, commenti) andranno sempre chiusi tra parentesi quadre, così come l’omissione di parte della citazione, in questo caso si metteranno tre punti all’interno delle partesi quadre.
  • Testate di giornali, riviste e periodici di ogni tipo (Es.: «Corriere della Sera», «Il Popolo».)
  • Per termini tecnici alla prima occorrenza in una trattazione.  (Es.: In questo caso si ricorre al «reforming».)
  • Parole usate in accezione diversa da quella più usuale, oppure con particolare o specifica coloritura.
  • All’interno dei titoli in corsivo, parole o frasi che richiederebbero l’uso del corsivo. (Es.: Un’epitome in volgare del «Liber Augustalis», a cura di D. Mattei, Laterza, Roma-Bari 1995.)

LETTERE MAIUSCOLE:

In linea di massima si consiglia l’uso delle maiuscole, oltre che per nomi propri e per le parole che seguono un punto fermo, anche per i seguenti casi da prendere come una lista esemplificativa:

  • Soprannomi e pseudonimi: Filippo il Bello, Lorenzo il Magnifico, ecc.
  • Denominazioni antonomastiche: il Sommo Poeta, il Maligno, ecc.
  • Aggettivi sostantivati che indicano territori: il Bellunese, il Napoletano, ecc.
  • Nomi geografici costituiti da due sostantivi o da un sostantivo e un aggettivo in funzione di nomi propri: il Lago di Garda, il Golfo Persico, l’Oceano Pacifico, l’Australia Occidentale, il Fiume Giallo, il Monte Bianco, ecc.
  • Nomi di secoli, età, periodi storici: il Secolo dei Lumi, il Medioevo, il Rinascimento, il Novecento, ecc.
  • Il primo termine delle denominazioni ufficiali di partiti, associazioni, enti, organismi istituzionali, ecc.: Democrazia cristiana, Corte dei conti, Camera dei deputati, ecc.
  • Nomi dei periodi geologici e preistorici: il Cambriano, il Paleolitico, ecc.
  • Titoli, cariche e gradi, quando facciano parte integrante del nome (Re Artù, il Presidente de Brosses) o quando abbiano una particolare connotazione di sacralità, autorevolezza, ecc. (il Gran Sacerdote).
  • Titoli stranieri: Sir John, Lord, Lady, Frau, Don, ecc.
  • Nomi di edifici e monumenti: la Torre Eiffel, il Colosseo, la Casa Bianca, San Marco, ecc.
  • Nomi di popolazioni ed etnie tutto minuscolo, sia che siano “storiche” sia che siano attuali:
  • goti, visigoti, mori, franchi; tedeschi, francesi, arabi, ecc.
  • I punti cardinali vanno scritti in minuscolo quando indicano il punto cardinale senza altra specificazione o quando indicano una localizzazione geografica relativa, in maiuscolo quando indicano una localizzazione “assoluta”: La bussola indica il nord magnetico, Fiumicino si trova a est di Roma, il Sud del mondo, ecc.

Sempre minuscolo invece i nomi che si riferiscono a gruppi religiosi: cristiani, musulmani, ebrei, indù, cattolici, protestanti, anglicani, ecc.

In minuscolo anche le religioni: cristianesimo, islam, induismo, ecc.

In minuscolo «san» e simili, quando si riferiscono ai personaggi, in maiuscolo quando sono riferiti a un luogo o a una costruzione: santa Caterina, san Francesco, chiesa di San Francesco, ecc.

SEGNI DI INTERPUNZIONE:

I periodi che si aprono e si chiudono con parentesi avranno il punto fermo prima della parentesi di chiusura. Altrimenti fuori.

 Es.: Non sono di questo parere. (Considerando ciò che ho letto.)

        La sua opinione è questa (anche se ampiamente opinabile).

COME SCRIVERE LE NOTE:

Tutte le note devono essere scritte utilizzando un corpo carattere più piccolo rispetto a quello del testo (Times New Roman 10). Le note saranno numerate con numeri arabi a esponente. Nel caso in cui il testo sia suddiviso in capitoli, la numerazione ripartirà di regola da 1 ad ogni nuovo capitolo, non ad ogni nuovo paragrafo.

Ti consigliamo di effettuare un attento controllo della corrispondenza tra la numerazione delle note e i rinvii indicati a esponente nel testo.

Nel testo, i richiami delle note sono posti prima dei segni di interpunzione, fanno eccezione il punto esclamativo e il punto interrogativo, che invece precedono il numero di richiamo della nota. Questa regola si applica anche ai testi riportati in corpo minore.

Le note devono essere composte in quest’ordine:

  • Per citare l’autore di un’opera, è necessario scrivere il nome puntato (o per esteso, se esiste la possibilità di equivoci) e il cognome dell’autore. Nel caso in cui l’opera sia stata scritta da più di un autore, i loro nomi e cognomi andranno scritti nell’ordine in cui compaiono nel frontespizio del volume o nel titolo del saggio, separati da virgole.
  • Il titolo completo e preciso dell’opera, incluso il sottotitolo, preceduto da un punto. Tutto in corsivo.
  • L’indicazione dell’anno di pubblicazione della prima edizione, tra parentesi tonde, ove sia considerata significativa e sia reperibile.
  • Vanno inserite poi le eventuali indicazioni del curatore, dell’autore dell’Introduzione o della prefazione e/o del traduttore (per i nomi va presa in considerazione l’indicazione precedente).
  • Andrà poi inserito:
  • L’eventuale indicazione del numero complessivo dei volumi.
  • La casa editrice;
  • Il luogo (o i luoghi) e l’anno (o gli anni) di edizione, senza interposizione di virgola.
  • L’eventuale indicazione del numero dell’edizione.
  • L’eventuale indicazione del volume, del tomo e della pagina/e.
  • In una citazione bibliografica, quando ci si riferisce a più di una pagina, si usa sempre «pp.» e non «p.».

Alcuni esempi:

  1. Sylos Labini, Saggio sulle classi sociali, Laterza, Roma-Bari 1975, pp. 183-185, 189-191,198-201.
  2. Mosca, La classe politica (1896), a cura e con un’Introduzione di N. Bobbio, Laterza, Bari 1966.
  3. Salvemini, La rivoluzione francese (1788-1792), a cura di F. Venturini, Feltrinelli, Milano 1962, p.86

 

Se si intende citare un’opera in più volumi che sono stati pubblicati in anni differenti, ma non si desidera fornire un’indicazione complessiva riguardante il numero totale di volumi e le relative date di pubblicazione (per il primo e l’ultimo volume), è necessario indicare il numero del singolo volume citato, prima di specificare la casa editrice, il luogo e la data di edizione. In questo modo, tali informazioni faranno riferimento esclusivamente al volume menzionato e non all’intera opera.

Es.: 

  1. Romeo, Cavour e il suo tempo, vol. II, t. I, Laterza, Roma-Bari 1977, pp. 205-210.

 

Se lo scritto è apparso in un periodico, dopo il titolo in corsivo si citano, separati da virgole:

La testata del periodico stesso in tondo tra virgolette basse, preceduta dalla parola «in».

Il numero dell’annata o del volume in numeri romani, l’anno di pubblicazione, eventualmente il numero arabo che contraddistingue il fascicolo (obbligatorio se la numerazione delle pagine riprende a ogni fascicolo da 1) e le pagine. È importante non confondere numero dell’annata e numero del fascicolo.

Es.:

  1. Romagnoli, Il diritto sindacale corporativo e i suoi interpreti, in «Storia contemporanea», I, 1970, 1, pp. 113-120.

 

Le opere collettanee verranno citate dando il nome del curatore o dei curatori subito dopo il titolo.

Es.: 

Storia dell’agricoltura italiana in età contemporanea, a cura di P. Bevilacqua, 3 voll., Marsilio, Venezia 1989-1991.

  1. Ghisalberti, La monarchia rappresentativa nel pensiero di Cesare Balbo, in Cesare Balbo alle origini del cattolicesimo liberale, a cura di G. De Rosa e F. Traniello, Laterza, Roma-Bari 1996, pp. 117-134.

 

Nel caso non vi sia un curatore, e l’opera sia collettanea, si eviterà di utilizzare la sigla AA.VV. (Autori vari). In questo caso basterà indicare il titolo.

Es.:

Atti del IX congresso internazionale di studi sull’alto Medioevo, Spoleto, 27 settembre – 2 ottobre 1982, Centro italiano di studi sull’alto Medioevo, Spoleto 1983.

 

Quando si cita un saggio compreso in una raccolta che sia opera dello stesso autore, va sempre premessa la sigla «Id.», a segnalare che non si tratta di opera collettanea.

Es.:

  1. Bobbio, Pareto e Il diritto naturale, in Id., Saggi sulla scienza politica in Italia (1969), nuova ed., Laterza, Roma-Bari 1996, pp. 133-157.

 

Esistono diverse modalità per citare un’opera che è stata tradotta in italiano. Una possibilità è quella di trattarla come un’opera originale in italiano, indicando subito dopo il titolo la data dell’edizione originale tra parentesi tonde. Un’altra opzione consiste nel fornire, alla fine della citazione bibliografica e sempre tra parentesi tonde, tutti i dati relativi all’edizione originale, preceduti dalla sigla “ed. or.”, seguiti da una virgola. In entrambi i casi, è importante fornire le informazioni necessarie per identificare l’opera in questione.

Es.:

Herlihy, Ch. Klapisch-Zuber, I toscani e le loro famiglie. Uno studio sul catasto fiorentino del 1427 (1978), Il Mulino, Bologna 1988.

P. Burke, Scene dl vita quotidiana nell’Italia moderna, Laterza, Roma-Bari 1988 (ed. or., The Historical Anthropology of Early Modern Italy: Essays on Perception and Communicatlon, Cambridge University Press, Cambridge 1987).

 

Un’altra possibile modalità per citare un’opera tradotta in italiano consiste nel fornire per prima cosa i dati relativi all’edizione originale, poi, tra parentesi tonde e preceduti dalla sigla «trad. it.,» dai dati dell’edizione italiana. In questo modo, è possibile mettere in evidenza l’origine dell’opera e indicare successivamente i dettagli relativi alla traduzione in italiano. 

Es.: Gille, Les ingénieurs de la Renaissance, Hermann, Paris 1967 (trad. it., Leonardo e gli ingegnerl del Rinasclmento, Feltrinelli, Milano 1972).

 

È importante mantenere un criterio coerente quando si citano le opere, indipendentemente dal metodo scelto. Nel caso in cui si voglia indicare il nome del traduttore, questo verrà fornito solo nel caso in cui l’edizione sia particolarmente autorevole. Quando si citano parti specifiche di un’opera, è importante chiarire se ci si sta riferendo al testo originale o alla traduzione italiana. È opportuno che queste informazioni siano sempre chiare, per evitare equivoci.

CITAZIONE DI DOCUMENTI DIGITALI O SITI WEB:

Per articoli o pubblicazioni on line, il modello da seguire è:

N. Cognome, Titolo, <URL>, data (obbligatoria in caso di siti di riviste o quotidiani, facoltativa in caso di blog o simili).

In mancanza di dati precisi su chi ha elaborato il contributo si cita solo l’<URL> del sito di derivazione (<www.repubblica.it>).

OPERE GIA’ CITATE IN NOTE PRECEDENTI:

Per quanto riguarda i riferimenti ad opere già citate in note precedenti, in genere è necessario citarle in forma abbreviata. Tuttavia, ogni contributo o capitolo in cui la numerazione delle note riparte da 1 deve essere considerato come autonomo. Pertanto, anche se un testo è già stato citato in altre parti del saggio, alla sua prima occorrenza all’interno di un nuovo capitolo, sarà necessario fornire la citazione completa.

Le opere già citate in precedenza nello stesso capitolo verranno indicate nei seguenti modi:

  • È possibile utilizzare l’abbreviazione «ibid.» (in corsivo), senza ulteriori indicazioni, quando si desidera ripetere una citazione identica alla nota precedente.
  • È possibile utilizzare l’indicazione «Ivi» (in tondo), quando si desidera ripetere una citazione in sequenza ma con almeno un elemento diverso della citazione precedente.
  • Non è possibile utilizzare «Ivi» o «Ibid.» nel caso in cui nella nota precedente siano stati citati più di un testo. Se «ivi» o «ibid.» non sono all’inizio della nota o dopo un punto fermo, l’iniziale dovrà essere minuscola.

Es.:

I. Kant, Critica della ragion pura, a cura di G. Colli, Bompiani, Milano 1987, pp. 13-17.

2 Ivi, pp. 67-89.

3 Ibid.

  • Si può ripetere il solo cognome dell’autore, abbreviando il titolo dell’opera (sempre allo stesso modo) e aggiungendo la sigla «cit.» (in tondo e non preceduta dalla virgola) e gli elementi eventualmente varianti quando la citazione si ripete ma non in sequenza. 
  • Non utilizzare la sigla op. cit.  

Es.:

4 G.W.F. Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, trad. it. di B. Croce, Laterza, Bari 1967, pp. 40-78.

5 V.I. Lenin, Quaderni filosofici, ed. it. a cura di L. Colletti, Feltrinelli, Milano 1958, pp. 20-25. 

6 Hegel, Enciclopedia cit., pp. 34-56.

7 Lenin, Quaderni cit., p. 5.

 

ABBREVIAZIONI DA USARE:

anno: a.

anonimo: an.

articoli: artt.

articolo: art.

autore: A.

avanti Cristo: a.C.

capitoli: capp.

capitolo: cap.

capoverso: cpv.

citata/o: cit.

citate/i: citt.

citazione: citaz.

codice: cod.

codici: codd.

confronta: cfr.

Dopo Cristo: d.C.

eccetera: ecc.

edizione: ed.

edizioni: edd.

esempio: es.

fascicolo:  fasc.

figura: fig.

figure: figg.

Ibidem: ibid.

Idem: Id.

lettera: lett.

libro: lib.

manoscritto:  ms (senza punto)

manoscritti: mss (senza punto)

nota: n.

note:  nn.

numero:

nuova serie:  n.s.

pagina: p.

pagine: pp.

paragrafo: par.

paragrafi:  parr.

pseudonimo: pseud.

ristampa: rist.

scena: sc.

seguente: sg.

seguenti: sgg.

senza anno: s.a.

senza data: s.d.

serie: s.

sezione: sez.

sezioni: sezz.

tabella: tab.

tabelle:  tabb.

tavola: tav.

tavole: tavv.

tomo: t.

traduzione: trad.

verso: v.

versi: vv.

volume: vol.

volumi: voll.

Sia «numeri» che «tomi» non hanno abbreviazioni.

BIBLIOGRAFIA:

Se l’opera è di carattere unitario, la bibliografia va alla fine mentre se è composta da saggi autonomi, va alla fine di ogni contributo.

La bibliografia finale va organizzata in ordine alfabetico per cognome dell’autore e secondariamente, per opere dello stesso autore, in ordine cronologico diretto. 

 

Infine ci teniamo a sottolineare che ti ricontatteremo, sia se reputeremo la tua opera idonea per il progetto FFF, sia in caso di valutazione negativa. 

Ora non ti resta che proporci la tua raccolta!

 

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